“Quello che resta degli scontri di Parigi” è un pezzo che ho letteralmente cercato di sabotare venerdì scorso, mentre in volo, di rientro da una trasferta a Parigi (link).
Posto finestrino per il sottoscritto, fila centrale per Antonio Piemontese, giornalista freelance autore dell’articolo. Non ci conosciamo, ma bastano un’occhiata allo schermo del suo computer, aperto sull’esile tavolino, e dieci secondi di google search per “incontrarci”: scrive su Wired, parla di innovazione e climate change, la cover del suo blog recita Led Zeppelin. Al polso destro il braccialetto giallo e gommoso “verità per giulio regeni“.
Indizi più che sufficienti per mettermi in modalità stalker e chiedergli quando avrei potuto leggere il pezzo sugli scioperi in Francia e dove.
Antonio Piemontese
Foto da Instagram
Mea culpa: il pezzo, Antonio, lo ha dovuto finire poi, durante il weekend, perché impegnato in una lunga e piacevole chiacchierata, lunga un Charles de Gaulle-Linate, ad esplorare gioie e dolori delle rispettive professioni, i punti di incontro, le manchevolezze -quindi le opportunità- del mondo della sicurezza informatica e del suo riverbero nel racconto giornalistico.
Ricordate lo scoop della ricerca di interpreti italiano-ucraino per un training militare di qualche giorno fa? No, non la scopiazzatura del Fatto Quotidiano. L’originale, quello pubblicato su Wired (link): è farina del suo sacco.
Tanti buoni motivi, a mio avviso, per mettere il blog di Antonio nel vostro feed reader e di seguire qui i suoi cinguettii.
(foto di copertina da Europa Today)
Scopri di più da Luca Bonesini
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