Non siamo di qui. Se sente.

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Low angle view of the Colosseum in Rome with sunlight shining through arches.

Accompagnare la primogenita all’università e scoprire che Roma è un teatro a cielo aperto.

Tre anni fa, armati di valigie e buone intenzioni, ci siamo avventurati nella Città Eterna per sistemare nostra figlia nel suo nuovo nido universitario. Quello che segue è un fedele resoconto di come la realtà romana sappia sempre superare la fantasia.

IKEA – L’odissea del self-scan

Chiavi in mano dall’affittuoso proprietario, appartamento conquistato in zona universitaria. E ora? Ovvio, dritti da IKEA per dare un tocco di personalità a quelle già graziose quattro mura.

Da buon entusiasta della tecnologia, mi lancio subito nell’installazione della nuovissima app per il self-scan, convinto di aver trovato la scorciatoia per saltare la coda alle casse. Registrazione al volo, passo il primo articolo e… “Questo articolo non supporta il self scan, recarsi alle casse tradizionali”.

Il prodotto incriminato? Una spazzola tergivetri da €1,50. Il futuro può attendere.

Nel reparto bagno, assistiamo a una discussione che meriterebbe un posto d’onore nell’antologia del realismo romano. Una coppia sta valutando il colore del sedile del water. Lei, con pragmatismo disarmante: “Secondo me è meglio nero, così quanno se sozza ‘un se vede”. L’estetica al servizio della praticità.

Più avanti, nel reparto cucine, un signore prende in mano un cucchiaino – forse per saggiarne la qualità artigianale – che però gli scivola dalle dita e rotola per terra. Sguardo furtivo a destra e a sinistra, poi con nonchalance calcistica lo spedisce sotto lo scaffale, pensando di passare inosservato. Peccato che i mariti al seguito delle mogli siano una schiera nutrita e molto attenta (a tutto ciò che non è prettamente Ikea, naturalmente).

Borsoni giallo-blu carichi di futuro domestico, ci dirigiamo verso il parcheggio sotterraneo quando scopriamo che al piano superiore c’è anche un bricocenter. Si sa mai che serva una scaletta per cambiare le lampadine di casa. Ci avviciniamo a una signora appena parcheggiata per orientarci: “Mi scusi, ma non siamo di qui…”.

Lei, senza lasciarmi finire: “Se sente”.

MEDIAWORLD – La famiglia e l’aspirapolvere

Una giovane coppia sta valutando l’acquisto di un nuovo aspirapolvere. Per tenere buona la piccola durante la presentazione del prodotto miracoloso da parte della commessa, le offrono un ovetto Kinder – quello estivo, morbido, da consumare con il cucchiaino. La bambina mangia beata, il papà con gli occhi che brillano compone la sorpresina appoggiato alle scatole degli aspirapolvere, che nel frattempo si stanno decorando di artistiche strisce di panna e cioccolato. Dallo scaffale inferiore emerge la suocera, fino ad allora spettatrice silenziosa, forse l’unica veramente interessata alle spiegazioni tecniche della venditrice. Chi lo userà davvero quel nuovo elettrodomestico, resta un mistero.

BAR AI PARIOLI – Colazioni d’altri tempi

Domenica, tarda mattinata, al limite dell’orario da colazione. Una signora elegante si avvicina al tavolo accanto: “Posso prendere il giornale per un secondo? Devo solo controllare la pagina dei necrologi!”. Passa il cameriere già stanco della giornata appena iniziata, e lei si volta di scatto: “Mi porta un bicchiere di vino bianco, per favore?”.

Vino bianco a colazione? Forse per brindare al fatto che tra i necrologi il suo nome non figurava ancora, penso con malcelato sarcasmo.

GIOLITTI AL PANTHEON – Il signore degli alettoni

Gelato servito al tavolo, per distinguersi dalla bolgia che nell’altra sala assalta gracchiando la vetrina multicolore. Un distinto signore di una certa età si infila una quantità industriale di tovaglioli mignon nei pantaloni. Sembrano gli alettoni della Delta Integrale da rally. I nostri sguardi si incrociano. “È per parare eventuali fuoriuscite dalla coppa”, mi spiega mentre con l’altra mano consulta lo smartphone impostato con caratteri enormi.

Ascari scansati proprio.

VATICANO – Dress code e tuca-tuca

Superiamo i metal detector delle colonne del Bernini, una rapida occhiata per verificare che siano ancora perfettamente allineate, e ci accodiamo alla lunga fila per la basilica.

Arriva il nostro turno e lo steward, alla ragazza in canottiera davanti a noi: “Scusi, you need to take a copert. To enter the basilica, you put the copert on… on… here!”, toccandole la spalla con gesto che ricorda il Tuca Tuca di Raffaella Carrà.

TAXI DRIVER – Episodi di una giornata qualunque

Prenotiamo un taxi via app e aspettiamo pieni di speranza. A un certo punto squilla il telefono: “Dotto’, ho cancellato la prenotazione perché pensavo aveste fretta di prendere un aereo o un treno”. Appunto – penso tra me e li mortacci sua – se avessi davvero avuto fretta…

Low angle of smiling female friends with paper bags catching cab after shopping in mall

Seconda app, seconda compagnia. Il taxi arriva, il guidatore abbassa il finestrino: “Come si chiama?”. “Bonesini”, rispondo sicuro. “Ah no, scusi, qui c’ho scritto Luca”.

Fine della corsa. Sipario!

A CENA AI PARIOLI – Conversazioni da tavoli limitrofi

Ristorante, tavoli ammassati. Noi in quattro, “famiglia Brambilla in vacanza romana”. Loro in quattro, doppia coppia di amici di lunga data. Impossibile non origliare.

  • A noi piace molto quel biscotto al cioccolato, il frollino Gentilini. Quelli a forma di fiore, cicciotto-cicciotto”. Risposta: “In Sicilia i Gentilini non ci sono, allora prendiamo i Mulino Bianco, ma sanno troppo di industriale”, sentenzia il Gran Visir dell’Ordine del Gran Cereale.
  • Al bambino a scuola gli do lo yogurt nel ghiaccio portatile, quello che non si scioglie mai”, spiega l’apprensiva mamma laureata in fisica. “Poi anche il panino, rigorosamente pan bauletto”, aggiunge la salutista.
  • Consultazione del menù: “Pesce spada, ricciole, spigole… uffa! I nostri bambini mangiano sempre le stesse cose”. Il marito, premuroso: “Prendi la spigola”. Lei: “Oggi non ho avuto tempo di fare la spesa, ero all’inaugurazione della mostra, così hanno mangiato i bastoncini Findus. Divorati”. Lui insiste: “Ma no, prendi la spigola”, temendo derive precoci verso i sofficini sorridenti.
  • La nostra ragazza alla pari parla solo un po’ d’italiano, è abituata alla campagna, non conosce il traffico romano. Le ho persino regalato la tessera… la tessera dei mezzi… come si dice? Abbonamento! Non mi veniva la parola”.
Friends enjoying a meal and conversation in a lively Mexican restaurant setting.

Gran finale.

  • Quest’anno l’ora legale non la fanno”, afferma sicuro il primo. “Ah no? La fanno ancora?”, replica il secondo, lasciando sul tavolo ormai vuoto una buona fetta delle proprie certezze.

CAFFÈ AI PARIOLI – L’arte della scelta

Sabato mattina, caffetteria di quartiere. Lui sfoggia un orologio mastodontico, lei risponde con un sandalo fucsia impossibile da ignorare. Venti minuti per decidere sulle brioches, anzi cornetti: “Li avete? Come li avete? Di che dimensione? A me uno mignon. Integrale ce l’avete? Ah no? Allora grande senza crema. No, non con il cioccolato, proprio senza crema”.

Caffè e cornetto: dodici euro a testa. E passa la paura.

SUPERMERCATO AI PARIOLI – I bollini della discordia

Alla cassa mi chiedono se voglio i bollini. Rispondo di no.

Tidy wooden cabinet with neatly stacked towels and decorative baskets in an indoor setting.

La cassiera li tira fuori comunque, li conta con calma e se li intasca, pensando probabilmente all’armadio di casa già traboccante di soffici asciugamani firmati Antonio Balestra.

ALTRO BAR, SEMPRE AI PARIOLI – Il Mosè dei succhi

Mi servono una spremuta bicolore. Chiedo spiegazioni al barista: “Tutto a posto signo’, è il succo che si separa dall’acqua”. Che faccia Mosè di nome, per caso?

TAXI DRIVER – Il gran finale

Il tassista che deve portarci verso sud, traghettandoci nell’altra Roma, chiede: “Che faccio, seguo il navigatore?”. Ma che ne so io?

Poi aggiunge: “Comunque dice quaranta minuti, ma con le corsie preferenziali ne recuperiamo dieci!”. Durante tutto il tragitto, nessun avvistamento di corsie preferenziali, probabilmente soffocate da parcheggi in tripla fila e occupanti abusivi.

Durata totale: un’ora tonda.

BONUS TRACK – L’ultimo dei mohicani

L’ultimo tassista della serie, chiamato via app. Dopo dieci minuti di attesa mi permetto di chiamarlo, e lui: “Dove si trova questa via? In che quartiere?”.

Che ne so io… Un minuto dopo cancella la corsa.

I love Roma.


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