No, non ho sbagliato il titolo. E non sono neppure impazzito.
Il mio augurio per il nuovo anno, quello che inizia oggi, è proprio questo: più lacrime. Felici, di gioia, possibilmente. Ma se anche così non fossero, che almeno siano sincere, spontanee, genuine, riservate. Non da rotocalco, strappate da un cronista qualsiasi a pistola ancora fumante, non plateali.
Quelle lacrime che nel neonato gridano “Mamma, abbracciami!“, quelle che nell’anziano sussurrano “Ti voglio bene figlio mio“. Quelle piene di tenerezza, ma anche quelle piene di rabbia. Quelle, insomma, che vi completano, ci completano; come padri, madri, figli, professionisti, amici, nemici. Come uomini, insomma.
Buon anno!
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