Cashless City Bergamo: la ‘comfort zone’ con finale a sorpresa

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Bergamo è pronta, Bergamo è Cashless City. Il weekend del pioniere, quello lungo del primo maggio, è occasione ghiotta per mettere alla prova il capoluogo Orobico. Si parte dal centro: viale Papa Giovanni, piazza Matteotti, via XX Settembre, piazza Pontida e ritorno: il risultato sfiora l’en plein per quanto riguarda i pagamenti con carta di credito, mentre è ancora deficitaria la presenza di sistemi rapidi tipo NFC.

Alle casse delle grandi catene di distribuzione, i grandi marchi della moda, il pagamento elettronico sembra aver soppiantato quello in contanti; complici, forse, l’entità degli importi ma anche la rapidità -sempre in miglioramento- dell’operazione stessa.

Nei ristoranti, invece, capita ancora di veder circolare molta moneta sonante: il ragazzino che offre panino e bibita alla fidanzatina, lui molto probabilmente sprovvisto di carte di pagamento, ma anche “attempati quarantenni“, che probabilmente si trovano “per forza di cose” a dover spendere la cartamoneta che si ritrovano in tasca. In entrambi i casi, situazioni recuperabili rapidamente.

A rovinare la media, ahimè, il minuscolo negozietto di accessori per smartphone di importazione orientale: gran traffico di clienti ultra-minorenni, spesa media intorno ai cinque euro, accettati pagamenti solo in contanti. Recuperabile: con fatica, sì.

Ultima spesa, piccola spesa, effettuata in panetteria: conservo ancora lo scontrino da €3,07. Mi avvicino alla cassa, nessun POS in vista. Sfilo dal portafogli la carta di credito e l’anziana -ma arzilla- signora, con un gesto da far invidia al miglior croupier del casinò di Montecarlo, prende da sotto il bancone -sembra quasi non aspettasse altro- l’apparecchio POS e in men che non si dica la transazione è fatta. Felice ‘me ne vò’ [cit.]

L’ultimissimo passaggio è alla cassa del parcheggio auto: la carta di credito è accettata alle macchinette self-service ma ciononostante, forse complici gli importi relativamente contenuti, viene ancora preferito il contante. In cassa, invece, quella vera con cassiere in carne e badge di riconoscimento, il pagamento con carta elettronica viene disincentivato; le code, in orario di punta, diventano insopportabili. Qui incontro un conoscente e mi permetto di chiedergli il perché del suo stare in coda: “Non c’è un perché”, mi dice, “forse è solo per scambiare due parole con qualcuno“. Aaargh! Recuperabile? Sì, facciamo presto, vi prego!


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