1994: a volte ri…dormono

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Era il 1994, o giù lì. Di fronte alla nuova sala CED, il locale più freddo di tutta la palazzina, nel seminterrato, c’era il locale caldaia. Indovinate un po’: il locale più caldo di tutto lo stabile. Qui, subito dopo pranzo, veniva a “rifugiarsi” l’anziano ragioniere dell’ufficio contabilità. Per venti minuti, non di più, comodamente adagiato su una sdraio da spiaggia, al calduccio, calava le palpebre e… riposava.

Faceva una pennichella. Quella che oggi, a suon di costose consulenze erogate da sedicenti esperti del benessere del dipendente, a volte scomodando i Leonardo da Vinci e gli Albert Einstein, ci viene riproposta come perfetto modello di efficienza e miglioramento della produttività.

Arriva, dunque, il Power Napping che, in un mondo fast-paced, dà un boost alla productivity, riducendo la midday fatigue, ottimizzando l’alertness. Senza cascare nel tranello del deep sleep, quello che ci farebbe irrimediabilmente sentire groggy e tired, il Power Nap aumenta la cognitive performance, migliora il mood, accelera l’immune system, senza scordarsi di dare anche una sistematina alla cardiovascular health.

Come fare? Direte voi. Niente di più semplice.

In naturale sync con il circadian rhythm, si cade asleep per un periodo short, ponendo l’adeguata attenzione al comfort, liberandosi dal restrictive clothing, eventualmente silenziando l’ambiente tramite white noise machine ed oscurandolo con delle blackout curtains.

Calming music, deep breaths e un po’ di relaxation per completare la magia.
Una sola controindicazione, dicono gli esperti: “If you are not tired, do not take a power nap“. Quanta saggezza! [link].

E quanto era all’avanguardia, già allora, il nostro ragioniere? Era il 1994, o giù di lì…


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