Un viaggio che è solo nella mia testa, non esiste, lo so, ma che mi immagino molto più confortevole del Treviglio-Venezia -e ritorno- di oggi; e sono a riparlare di Trenitalia (#fail). Non di quella color sangue, quel che ci vuole per pagare il biglietto e far funzionare il wifi, ma quella “azzurrina/carta da zucchero” che pascola in provincia a velocità piu normali; anzi, in best effort. Prevedere l’assalto alle carrozze, il tipico carro bestiame che si forma nelle soleggiate domeniche di weekend lungo, è difficile; e non esiste al mondo pratica di business intelligence che possa farlo. Servirebbe qualche dirigente Trenitalia tra i passeggeri della scatola di sardine ma, tant’è, sono tutti sui binari a fianco intenti ad agganciarsi -imprecando- alla rete “frecciarossa”. Fornire, invece, un servizio al passeggero degno d’esser così chiamato -questo sì- dovrebbe essere possibile; anzi un dovere, secondo le carte che i dirigenti di cui sopra pubblicano orgogliosamente su cataloghi e siti web vari. Quindi niente carrozze sporche, sedili rotti, porte incastrate, cestini pieni, cessi al posto dei bagni, bagni (anzi, cessi) sporchi, cessi maleodoranti, cessi senza acqua, cessi senza carta, cessi senza porta, cessi con le fattezze di un cesso… vuoi continuare tu?
Scopri di più da Luca Bonesini
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