C’è chi scende, c’è chi sale. Forse, a Genova.

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Once upon a time...

Oggi sono rimasto intrappolato in ascensore, in un parcheggio pubblico di Genova; cabina ferma tra due piani, quasi sotterranei, e poca luce. Il pulsante “allarme” mi ha subito messo in collegamento con il call center: la prima telefonata è “andata” un po’ in stile telecom: “La metto in attesa mentre contatto il manutentore”, e dopo un paio di minuti di musichetta cretina, la linea -inspiegabilmente- cade. La seconda, invece, con all’altro capo del filo un’altra operatrice, si trasforma involontariamente in una puntata di Zelig cabaret: “Si trova al parcheggio Pinco?”, “Sì, esatto”; “E’ all’Hotel Satto?”, “No, al parcheggio Pinco, non esiste l’hotel Satto: ho detto esatto”. L’operatrice chiude con un incoraggiante: “Il manutentore è troppo lontano, le mandiamo i vigili del fuoco“. Io rispondo che l’importante è che arrivi qualcuno, in fretta; ma la fretta ce l’ha lei, forse di andare a mangiare -è ora di pranzo, e faccio appena in tempo a suggerirle di prendere nota anche del mio nome e numero di cellulare (che tra le mura di cemento armato non funziona molto bene). Dopo un quarto d’ora d’attesa, non sapendo se farmi prendere -o no- dal panico decido di adottare il metodo Kazinski: mi metto a saltellare violentemente, urlando come un pazzo, cosa che non facevo dall’ultimo (ed unico, sigh!) scudetto del Verona. L’ascensore si muove, sento uno strano rumore (un “tac”) ed intravedo un flebile raggio di sole entrare in cabina; forzo la porta che, a fatica, si apre. Libero finalmente!
p.s.: quaranta minuti più tardi mi chiama un vigile del fuoco di Genova; vuol sapere se sono ancora intrappolato nell’ascensore “Perchè, nel caso, verremmo a verificare”. (Eeeeh?!?)
p.s.2: dopo pranzo, il suo, verso le 14:30 mi chiama anche il manutentore di turno, tale Signor Nonlavoro Apanzavuota; anche lui vuole sapere se sono ancora là dentro (?!?). Indovinate un po’ cosa gli ho risposto?
( photo credit: amicicara)


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