Open space. Un giovane collega è seduto alla scrivania accanto alla mia. Si avvicinano due colleghi ancor più giovani e lui, con aria complice, indicando il monitor, parte deciso:
Voi non sapete cosa succedeva a questi sistemi ai miei tempi. Era il febbraio del 2018… e voi eravate ancora alle scuole medie”.
Lo ascolto. Annuisco.
E trattengo un sorriso.
“Ai miei tempi”, quante volte l’ho sentito dire. Ricordi di epoche diventate subito lontane, fatte di sistemi instabili, scelte obbligate e notti passate a far funzionare cose che oggi daremmo per scontate. È esperienza vera, sia chiaro. E lui ha tutto il diritto di raccontarla.
Solo che, mentre parla, penso che il mio 2018, in realtà, feels like 1989. Ho visto più cicli tecnologici che mode estive: piattaforme nascere, affermarsi come standard e poi, senza preavviso, diventare “legacy”.
Così resto in silenzio, con quel filo di speranza che è ancora concessa a noi sopravvissuti del secolo scorso.
Lascio che racconti il suo febbraio 2018.
È così che funziona: a un certo punto, tutti iniziano a dire “ai miei tempi”. Solo che alcuni lo fanno un po’ prima.
Scopri di più da Luca Bonesini
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.