Ero piccolo, anzi piccolissimo. Anche le mie dita lo erano, indice e medio in particolare. Così piccole e sottili da riuscire a sfiorare la parte metallica della vecchia presa di corrente della cucina. Curioso ed emozionato, stavo per accendere il mio primo manufatto elettronico: un trenino elettrico, solitamente alimentato a 12 volt, due fili di rame collegati con lo scotch ai poli della locomotiva, la presa coi suoi 220 volt.
Un gran botto, una fiammata, il buio. Non ricordo altro.
Il giorno dopo, nel più esteso e rapido retrofit mai eseguito, su tutte le prese di corrente della casa comparirono i tappi copri-prese: unico sistema a disposizione, al tempo, per rendere quei dispositivi un po’ più sicuri.
retrofit e dispositivi un po’ più sicuri
Le prese di oggi, si sa, sono intrinsecamente più sicure: implementano meccaniche “anti-intrusione“, funzionalmente simili ai tappi degli anni ’70, difficili da superare, quantomeno per sbaglio. Un valido esempio di “security by design“, pratica applicabile a contesti diversi, dalla produzione di un dispositivo hardware, fisico, alla progettazione di sistemi ed impianti, all’implementazione di beni immateriali. Il software, ad esempio.
Bene, ma non benissimo.
Mi piace pensare che la presa di corrente del futuro, e il discorso vale per molti altri contesti, nasca già sicura sin dalla sua progettazione. Ma anche intelligente.
Un dispositivo che impari a funzionare rispetto a:
- contesto: per una presa di corrente installata in bagno, ad esempio, saper rilevare a che distanza si trova il lavandino, in modo tale da reagire prontamente ad eventuali situazioni di emergenza
- utilizzo: per il software saper riconoscere comportamenti anomali e picchi significativi nella richiesta di risorse, per anticipare e bloccare possibili attacchi, ad esempio
- storia: saper interpretare le performance rispetto ad una scala temporale
- sistema in cui è inserito: la presa, ad esempio, che conosce il numero e la disposizione delle altre prese di casa. Ma che ha anche senno di contatore, generatore d’emergenza, rete elettrica, cabina di distribuzione, centrale elettrica, etc. etc.
Senza dimenticare la componente più importante di questa “smart grid globale“: l’uomo, quello progettato intrinsecamente sicuro ma che, per le ragioni più disparate, senza troppo pensare mette le mani nella marm… ehm, presa di corrente.
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