Chissà se esistono ancora i fagiani. Seriamente. È una domanda legittima, perché stamattina ne ho visti tre… o almeno così pensavo.
Vestiti di giallo fluo, con cappellini arancioni che neanche in discoteca nel ’88, fucile in spalla, fischietto al collo, stivali lucidi e l’immancabile sacchetto di pallini d’ordinanza. Un look tra il militare in pensione e l’addetto alla sicurezza di un rave illegale.
Erano cacciatori. In incognito, ovviamente. Talmente in incognito che si fanno riconoscere a chilometri, forse per evitare di farsi scambiare per veri fagiani (è già successo…).
Gente che spara da trent’anni, con la stessa compagnia, lo stesso fucile e probabilmente lo stesso panino nel borsone. Ogni tanto qualcuno viene impallinato per sbaglio, ma ormai è tradizione, come il pranzo della domenica.
I fagiani forse no, non ce ne sono più. Ma i cacciatori sì. Resistono. Colorati, rumorosi e… praticamente indistinguibili dai cartelli “attenzione ai lavori in corso”.
La natura ringrazia. I fagiani un po’ meno.
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